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icona itinerari Rio della Valle

Autore: Ufficio Parchi e Aree Protette Provincia di Savona

L'inizio del sentiero si trova lungo la strada provinciale Toirano - Bardineto: provenendo da Toirano, si trova dopo i primi due tornanti, subito prima del Ponte Salto del Lupo (piazzola subito prima del ponte, a sinistra). Volendo percorrere il sentiero partendo dall'alto, si può parcheggiare in un'ampia piazzola presso il Giogo di Toirano, al km. 18 della strada provinciale.

La denominazione "Salto del Lupo" attribuita al profondo canyon attraversato dal ponte sulla provinciale è dovuta ad una leggenda, secondo la quale un lupo, braccato dagli abitanti della zona che volevano porre fine alle sue razzie di pecore, spiccò un balzo per oltrepassare il baratro e seminare i suoi inseguitori. Infatti fino a circa metà dell'ottocento il lupo rappresentava un problema per l'economia pastorale del tempo: fatti realmente accaduti e fantasia popolare si sono spesso fusi dando luogo a racconti e leggende.

Alla partenza dell'itinerario, un cartello segnala "antica via della valle": questa era infatti un'importante via di comunicazione tra Bardineto ed il mare fin dal Medioevo. Nel tratto iniziale il percorso corre su una stradina, ed attraversa un ambiente parzialmente antropizzato, con terrazzamenti e oliveti in parte abbandonati; intorno sono presenti carpini neri (Ostrya carpinifolia), ornielli (Fraxinus ornus), terebinti (Pistacia terebinthus) e fichi (Ficus carica), accompagnati da numerose piante erbacee (graminacee e ciperacee). Sui pendii delle rocche circostanti, in parte ricoperti da falde detritiche, si arrampicano carpini neri, ornielli, lecci e pini.

Il paesaggio della valle è modellato dal carsismo: le valli a canyon, dai ripidi versanti in roccia calcarea, sono generate prevalentemente dall'azione chimica dell'acqua, che crea incisioni molto più nette di quelle modellate dal "normale" scorrimento superficiale. Lungo la sterrata si incontra una vaschetta in pietra dove l'acqua, proveniente da una sorgente carsica, crea un microambiente molto diverso da quello circostante, colonizzato da diverse piante di capelvenere (Adiantum capillus-veneris). Questa graziosa felce ha la fronda suddivisa in una cascata di delicati ventagli, con rachide nerastro e lucido, simile a un capello; cresce su rupi e rocce umide, preferibilmente calcaree, e presso grotte e sorgenti. Proseguendo si incontra un bivio e si continua a destra per la traccia principale che diventa un sentiero e conserva a tratti l'antica copertura a grossi ciottoli accostati. In corrispondenza dell'incisura della valle del torrente Servaira, si incontra un'altra sorgente ed il sentiero piega decisamente a sinistra inoltrandosi nel bosco tra ornielli, carpini neri e bioncospini (Crataegus monogyna). A tratti il bosco si apre in punti soleggiati e panoramici, su roccia affiorante, colonizzata da ginestre (Spartium junceum) e bassi arbusti, tra i quali il cisto tomentoso (Cistus albidus) dai grandi fiori rosa, ed essenze aromatiche come il timo (Thymus vulgaris) e la santoreggia (Satureja montana). In alcuni punti le rocce formano un vero e proprio pavimento, dalla superficie estremamente liscia, movimentata da ondulazioni. Questi ambienti rocciosi sono ottimali per i "bagni di sole" necessari ai rettili per raggiungere la temperatura corporea che consente loro di essere attivi. Un colpo di fortuna potrebbe farvi incontrare la lucertola ocellata (Timon lepidus), un corpulento sauro che raggiunge i 60 centimetri di lunghezza, caratterizzato da una bella livrea verde con macchie blu ai lati del corpo: la specie è protetta in Liguria in quanto rara, o poco osservata anche a causa sua estrema diffidenza che ne rende difficile l'avvistamento.

Nei tratti più erbosi si possono invece scorgere, soprattutto in primavera, minuscoli esemplari di orchidee selvatiche. Nella zona sono presenti infatti diverse specie dei generi Orchis ed Ophrys: le prime hanno dense infiorescenze a pannocchia generalmente rosa e bianche, mentre le seconde sono veramente particolari in quanto il fiore imita le fattezze di un insetto. E' molto importante evitare di cogliere queste piante che sono protette dalla legge in quanto molto rare e vulnerabili. Dopo un'ampia curva verso destra, la mulattiera prosegue sempre su selciato, delimitato a valle da grossi massi, ed arriva ad un rudere, probabilmente un'antica stalla: sopra la porta d'entrata una nicchia ospitava una statua della Madonna, come indica l'iscrizione "Ecco vostra madre". Nelle vicinanze il bosco si arricchisce della presenza di sporadici esemplari di castagno (Castanea sativa).

Dopo poco si passa un altro affluente del Rio della Valle su un antico ponte, sotto al quale l'acqua scorre sulla nuda roccia, che il tempo ha modellato formando marmitte di erosione. La vegetazione si apre regalando un magnifico punto panoramico, ma ben presto si richiude fino a divenire un fitto bosco, dove l'ombra gettata dalle chiome favorisce la crescita di edera (Hedera helix) e pungitopo (Ruscus aculeatus) nel sottobosco. Tra le specie arboree abbondano gli esemplari di ontano nero (Alnus glutinosa), dal momento che il sentiero si trova a passare molto vicino al torrente, che in questo tratto scorre in superficie formando alcune pozze. In corrispondenza di un altro ponte si incontrano ancora marmitte di erosione, innumerevoli cascatelle, tranquille zone d'ombra simili a piccoli laghetti e strettoie nella roccia dove il flusso d'acqua viene strozzato e costretto a prendere velocità di colpo. La vegetazione circostante è caratterizzata dall'ontano nero, che in questo tratto si accompagna al sambuco (Sambucus nigra), simile all'orniello per quanto riguarda le foglie (foglie composte formate da 5-7 foglioline) ma molto diverso nella corteccia, che è bruna, spessa e fessurata, simile al sughero.

Si attraversa il rio della Valle in un tratto secco per la maggior parte dell'anno e si inizia una decisa salita, abbandonando il fondovalle a sinistra. Il sentiero si inoltra con andamento tortuoso in mezzo al bosco misto, arricchito con noccioli (Corylus avellana), aceri campestri (Acer campestre) e montani (Acer pseudoplatanus), ciliegi (Prunus avium) e betulle (Betula pendula). Più in quota, in corrispondenza di un tratto roccioso, si incontra un punto panoramico eccezionale che permette di abbracciare con la vista tutta la valle. Nelle ore più calde delle giornate serene si possono vedere i rapaci diurni mentre volteggiano lentamente, sostenuti dalle correnti calde che salgono dal fondovalle: nella zona è presente l'aquila reale (Aquila chrysaetos), distinguibile per le sue grandi dimensioni (oltre 2 metri di apertura alare) e sagoma con ali e coda arrotondate. Tra i molti altri uccelli che frequentano queste pareti rocciose, si possono avvistare il gheppio (Falco tinnunculus) fermo nel cielo in cerca di prede nella posizione dello "spirito santo", il nero corvo imperiale (Corvus corax) e la rondine montana (Ptyonoprogne rupestris), dal comportamento simile alla rondine ma con tinte brunastre e coda meno forcuta. Più facili da sentire più che da vedere sono il passero solitario (Monticola solitarius), il codirossone (Monticola saxatilis) ed il codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros): i primi due hanno un canto sonoro e melodioso che ricorda quello del merlo, mentre il terzo emette note metalliche. Raro e bellissimo, in zona è presente il picchio muraiolo (Tichodroma muraria), che ricorda una grossa farfalla per la forma e la vistosità delle sue ali aperte, nere con disegni bianchi e rosso carminio.

Superata una decisa curva a sinistra, si arriva ad una sella erbosa. L'alta val Varatella ospita una popolazione di daini (Dama dama): l'alternanza tra bosco di latifoglie e zone aperte costituisce un ambiente particolarmente favorevole a questa specie, che ha una dieta varia che comprende sia graminacee che frutti e foglie di specie arboree. Molto timido, in fuga lo si riconosce dallo specchio anale bianco sul quale spicca la coda nera; i maschi hanno inoltre corna ramificate, che a partire dal terzo anno di età terminano con una caratteristica pala.

Dal pianoro, attraversato da una linea elettrica, è possibile effettuare una variante dell'itinerario percorrendo la sterrata che si origina in questo punto ed arriva sulla provinciale nei pressi della Sella Alzabecchi, dove si trova una casa cantoniera con bar. Il sentiero per il Giogo di Toirano invece devia a destra perpendicolarmente alla sterrata. Si attraversa un tratto di bosco con scorci panoramici, dove alle essenze arboree già menzionate si aggiungono castagno e rovere (Quercus petraea), quindi si passa una vallecola oltre la quale il bosco diventa decisamente più umido e si arricchisce di pioppi neri (Populus nigra), tigli selvatici (Tilia cordata), qualche faggio (Fagus sylvatica) e betulla (Betula pendula), interrompendosi in alcuni punti per lasciare posto ad una bassa vegetazione infestante. Si sbuca quindi su una sterrata: in passato il sentiero vi si innestava leggermente prima, e questo tratto rappresenta una deviazione resasi necessaria a causa di una frana; seguendo la sterrata verso destra si arriva in breve alla strada provinciale presso il chilometro 18, nelle vicinanze del Giogo di Toirano (a destra).

foto itinerario

icona difficolta Difficoltà
-

icona segnavia Segnavia
Un rombo rosso.

icona dislivello Dislivello
in salita: -
in discesa: -

icona tempo Tempo di Percorrenza
circa 2 ore 30 min

icona cartina Carta

icona riferimenti Riferimenti utili

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