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icona itinerari Sestri Levante - Casa Mandrella - Punta Manara

Autore: Mariotti

È una delle più classiche passeggiate del Tigullio, adatta a tutte le età, altamente panoramica e ricca di aspetti naturalistici interessanti. L'inizio è in vico del Bottone da via XXV aprile (la principale via pedonale del centro) attraverso un voltino. La creuza s'inerpica tra alti muri tappezzati di erba vetriola, ombelichi di venere e borraccine. Con un breve saliscendi tra roverelle e grandi terebinti si giunge sulla cresta della Mandrella che comincia a offrirci un assaggio panoramico su Sestri Levante e sulla Val Petronio. Le verdi fasce con olivi e viti (del vitigno ligure bianchetta) sono frequentate da tante specie di uccelli: (cinciallegre, cinciarelle, fringuelli, cardellini, verdoni) e giungiamo alla Mandrella edificata su un antichissimo insediamento, forse un castellaro preromano.

Gli oliveti sono ambienti più complessi e più ricchi di quanto possa sembrare a prima vista. Sui muri a secco s'insediano diverse associazioni vegetali anche su superfici ridotte con valeriana rossa, erba vetriola (Parietaria judaica), ombelico di venere (Umbilicus rupestris), grattalingua, erba cedracca (Ceterach officinarum), borraccine (Sedum dasyphyllum, S. reflexum). Dove il terreno non viene lavorato, si sviluppano prati con fanciullacce (Nigella damascena), mordigalline (Anagallis tenella), boraggini (Borago officinalis), pratoline (Bellis perennis), tarassaci (Taraxacum officinale) e un'infinità d'altre specie. Negli oliveti abbandonati, dopo i rovi, le specie della macchia formano un intrico impenetrabile. Tra le pietre dei muri a secco, negli interstizi più umidi, con un po' di fortuna, si può osservare il rarissimo geotritrone (Speleomantes strinatii). Il mosaico di coltivi, bosco, macchia e rupi, la forma e la posizione del promontorio rappresentano elementi determinanti perché Punta Manara sia tra i luoghi costieri della Liguria uno dei più frequentati da uccelli migratori e stanziali. Vi troviamo fringuelli, merli, cinciallegre, verdoni, pettirossi, cardellini, passeri (Passer domesticus), nonché i più rari colombacci (Columba palumbus), ortolani (Emberiza hortulana) e averle piccole (Lanius collurio). Tra i rettili, i più comuni sono le lucertole muraiole, l'orbettino (Anguis fragilis) e il biacco.

Da sinistra giunge un sentiero proveniente da Val di Canepa; esso permette percorsi alternativi e allacciamenti coi sentieri più interni. Salendo su per i blocchi di arenaria, tra eriche arboree, corbezzoli e pini giungiamo a un "terrazzino" attrezzato con panca per la sosta. Qui si può godere di uno dei più meravigliosi scorci della Riviera; ben visibile è la Penisola di Sestri Levante: essa si è formata col deposito di un tombolo, una lingua di sabbia che intorno all'anno mille ha collegato una piccola isoletta alla terraferma; il tombolo separa le due baie, quella delle Favole, più ampia e quella del Silenzio o Portobello, più piccola e appartata; sullo sfondo sono le Rocche di Sant'Anna e, più lontano, il Promontorio di Portofino e infine la Riviera di Ponente.

Poco dopo un sentiero a sinistra si dirige diritto alla cima del M. Castello, ma occorre proseguire sulla destra per entrare nel Boscu da natta (il bosco delle sughere). Diversi alberi di sughera, col tronco coperto dalla caratteristica scorza chiara, spessa e rugosa sono chiaramente visibili ai lati del sentiero insieme con lecci, corbezzoli, eriche, lillatri, citisi villosi, viburni.

In Liguria la sughera è al limite nord-orientale del proprio areale. Si distingue dal leccio per la chioma più rada e più glauca, ma soprattutto per la scorza del tronco (sughero), profondamente rugosa, spessa, grigio chiara, morbida al tatto. A differenza d'altre regioni (Sardegna, Portogallo) qui non ha alcun interesse commerciale, ma particolare importanza scientifica ed ecologica. Grazie alla sua spessa scorza, resiste molto bene agli incendi; nel SIC si rinviene con pochi individui nell'ambito della lecceta.

Il percorso diventa un saliscendi quasi pianeggiante tra un bosco di pini marittimi, ormai morti a causa della cocciniglia, e uno ombroso di lecci. Sulla destra, nel bosco, un sentierino scende al mare presso la Ciapa du Lù (la Pietra del Lupo), un grande scoglio piatto leggermente inclinato dove si può sostare e fare il bagno; un tempo i pescatori vi trascorrevano le notti riscaldati dal tepore ceduto dalla pietra che era stata irraggiata dal sole come una piastra. È una deviazione interessante, ma occorre precisare che è abbastanza difficoltosa per il fondo scivoloso, la ripidità e la presenza di cespugli intricati, soprattutto nel tratto finale, e il ritorno sarà in faticosa salita.

L'itinerario prosegue diritto e dopo poco siamo a un'insellatura dove a sinistra sale il sentiero n. 3 proveniente dal M. Castello. Qui possiamo andare a destra sulla cresta verso il mare dove incontriamo dapprima un vecchio edificio militare adattato a bivacco e, salendo ancora, i resti di una antica torre "saracena" del XVI secolo. Essa si trova presso il Telegrafo a circa 260 metri di quota e faceva parte probabilmente di una prima linea di avvistamento e segnalazione che comprendeva anche S. Antonio del Mesco, Punta Baffe e Punta Chiappa a Portofino. I ruderi si raggiungono con una ripida scala in pietra e le loro caratteristiche fanno supporre che almeno per un certo periodo la torre a pianta circolare (assai simile a quelle osservabili a Campiglia di Tramonti, a S. Croce, a Capo Cervo) fosse impiegata come mulino a vento. Sul lato meridionale, circondato da un muretto di pietre, si possono individuare i resti del grande braciere circolare dove veniva acceso il fuoco per i segnali.

Prima di riposarci sulle panchine, il panorama merita più di uno sguardo: a levante sotto di noi le rupi con la macchia a euforbia arborea e la baia sabbiosa di Riva Trigoso coi suoi cantieri navali e, più oltre, Punta Baffe e Punta Moneglia; a ponente la baia di Sestri Levante.

L'euforbia arborea (Euphorbia dendroides) è una bella specie del Mediterraneo centrale, frequente su rupi, detriti e terrazzamenti abbandonati sino a circa 300 m di quota. La sua caratteristica principale è quella di perdere le foglie e andare in riposo nel periodo estivo, anziché in inverno, un fenomeno chiamato estivazione che ha il significato di adattamento a condizioni di particolare aridità ed elevate temperature tipiche di zone più vicine all'equatore di quanto non sia la Liguria.

Il profumo della macchia, il canto degli uccelli e il rumore delle onde conferiscono una forte naturalità al luogo, nonostante la sua vicinanza ai centri abitati. Sulle rupi, giù in basso, appena al di sopra delle scogliere e della linea dove vivono solo licheni e alghe incrostanti, s'intravedono chiazze di finocchio di mare (Crithmum maritimum), dalle foglie succulente e ricche di sali, carote delle scogliere (Daucus gingidium) e poche altre specie che sopportano bene la salsedine. Un poco più in alto, negli anfratti, compaiono violacciocche (Matthiola incana), cavoli delle rupi (Brassica montana), cinerarie marittime (Senecio cineraria), valeriane rosse (Centranthus ruber), lobularie (Lobularia maritima), perpetuini (Helichrysum italicum), euforbie spinose (Euphorbia spinosa ssp. ligustica) e qualche pino d'Aleppo (Pinus halepensis). Al vertice del promontorio, a circa 130 m di quota, si segnala anche la felcetta di Maranta (Notholaena marantae), rara su substrati diversi da quelli ofitolitici. Lucertole muraiole (Podarcis muralis) e gabbiani reali (Larus cachinnans) sono tra i maggiori frequentatori delle rupi, a cui s'aggiungono cormorani (Phalacrocorax carbo), passeri solitari (Monticola solitarius), codirossi spazzacamino (Phoenicurus ochruros), gheppi (Falco tinnunculus); meno frequenti sono il gabbiano corallino (Larus melanocephalus) e il pellegrino (Falco peregrinus).

Dal vertice di Punta Manara possiamo tornare sui nostri passi oppure proseguire verso il Monte Castello e imboccare l'itinerario n. 3 oppure andare a Riva Trigoso seguendo in senso inverso il n. 2.

foto itinerario

icona difficolta Difficoltà
-

icona segnavia Segnavia
Due quadrati rossi pieni

icona dislivello Dislivello
in salita: 182 m
in discesa: 15 m

icona tempo Tempo di Percorrenza
1 ora

icona cartina Carta

icona riferimenti Riferimenti utili

Galleria fotografica

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icona itinerari Altri itinerari

2. Riva Trigoso - Monte Castello

3. Sestri Levante (cantine) - Cappelletta Sacra Famiglia - Punta Manara