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icona itinerari Bonassola - Salto della Lepre - Salice - Framura

Autore: Comunità Montana Riviera Spezzina

La partenza è da Bonassola, presso l'Oratorio di Sant'Erasmo; si raggiunge quindi la località Salto della Lepre e, da qui, si percorre il crinale verso est sino alla località Carpeneggio, dove verso destra si può tornare a Bonassola, mentre a sinistra si prosegue per Salice. Da questa località si scende quindi verso Framura passando per la Valle delle Lame.

Lungo il percorso si incontrano diversi habitat interessanti. Innanzitutto la pineta a pino marittimo (Pinus pinaster) e pino d'Aleppo (Pinus halepensis). Il pino marittimo è un albero alto fino a 40 metri, con fusti diritti o curvati del diametro che raggiunge il metro. La chioma, piramidale in gioventù, assume aspetto più espanso, ovoidale ma non appiattito con l'età. Nella nostra area le pinete vegetano da 0 a 700-800 m s.l.m., e sono in grado di vegetare anche nelle condizioni edafiche più inospitali. Le pinete di pino marittimo si configurano come comunità fragili soggette al fenomeno degli incendi e ad attacchi di parassiti, in particolare la cocciniglia (Matsucoccus feytaudi), un insetto che vive esclusivamente sul pino marittimo dislocandosi sulla parte viva della corteccia da cui succhia la linfa. Il pino d'Aleppo è un albero di altezza contenuta che raramente supera i 20 metri, può avere fusto, spesso tortuoso, con dimensioni del diametro ragguardevoli (anche oltre un metro). Il portamento è tozzo, la chioma è rada, globosa in età giovanile e può assumere forma ad ombrello, pur rimanendo piuttosto arrotondata, in età adulta.

Il pino d'Aleppo cresce spontaneamente lungo la costa, ma solo in pochi casi (nel sito Costa di Bonassola - Framura) riesce a formare boschi veri e propri, rimanendo piuttosto come pianta isolata lungo la fascia rupestre costiera. La specie assume un importante ruolo relativamente alla funzione estetico-paesaggistica: il pino d'Aleppo, vegetando in ambienti inadatti allo sviluppo di altre specie arboree, contraddistingue, con l'aspetto caratteristico della chioma, il paesaggio tipico di alcuni ambienti rupestri.

Un altro ambiente che si incontra lungo il percorso è la gariga ofioliticola: la vegetazione delle garighe è rada, con piccoli arbusti distanziati tra loro e affiancati da magri popolamenti di piante erbacee, generalmente su suolo pietroso e arido con frequenti affioramenti rocciosi. Il tipo di roccia madre influenza la composizione floristica di questi ambienti.

Sui substrati ofiolitici si presentano i consorzi vegetali più caratteristici, come la pseudogariga a crespolina ligure (Santolina ligustica) e euforbia ligure (Euphorbia spinosa ssp. ligustica) che incontriamo lungo il percorso. Questo habitat è incluso nell'Allegato I della direttiva comunitaria 43/92. La crespolina ligure è una specie endemica, cioè confinata alla Liguria, dove peraltro vive in un territorio ristretto tra Punta Mesco e Deiva Marina, esclusivamente su substrati ofiolitici, ricchi di metalli pesanti.

Di particolare importanza lungo il percorso è la presenza della lecceta. Il leccio (Quercus ilex) è una pianta che può avere, oltre a portamento arboreo (fino a 25 m di altezza), anche habitus arbustivo.

È una specie con elevata longevità, ed alcuni soggetti possono superare i mille anni di età. Pur essendo specie rustica e molto plastica sia nei riguardi del clima che del terreno, un limite naturale alla sua espansione è presente nella forte acclività dei pendii sui quali non riesce a formarsi un suolo sufficientemente profondo. Il leccio rappresenta uno degli elementi più rappresentativi della macchia mediterranea, dove costituisce la principale formazione climax. Oltre che per motivi ecologici e paesaggistici, la presenza di boschi di leccio riveste una notevole importanza dal punto di vista della protezione dal rischio idrogeologico: alberi di buona struttura con apparati radicali sviluppati e profondi contribuiscono notevolmente al consolidamento delle pendici e l'elevata densità delle chiome, che genera una barriera sempreverde, mitiga l'impatto delle acque piovane. Nelle aree più calde e meglio esposte il leccio si accompagna a specie termofile quali lentisco (Pistacia lentiscus), terebinto (Pistacia terebinthus), alaterno (Rhamnus alaternus), mirto (Myrtus communis), corbezzolo (Arbutus unedo), erica (Erica arborea). Nelle aree più fresche ed umide il leccio si consocia con specie mesofile come orniello (Fraxinus ornus), carpino nero (Ostrya carpinifolia), roverella (Quercus pubescens), biancospino (Crataegus monogyna), emero (Coronilla emerus).

foto itinerario

icona difficolta Difficoltà
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icona segnavia Segnavia
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icona dislivello Dislivello
in salita: 200 m
in discesa: -

icona tempo Tempo di Percorrenza
2 ore

icona cartina Carta

icona riferimenti Riferimenti utili

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